La Grotta Romanelli
Castro, affacciata sull'Adriatico, è una perla non solo per il mare ma anche per la sua cultura e storia. Uno dei suoi gioielli nascosti è Grotta Romanelli, un sito preistorico di importanza mondiale, situato su una scogliera di rocce carbonatiche a circa 7 metri sul livello del mare. Scoperta nel 1900 da Paolo Emilio Stasi, questa grotta ha offerto prove significative dell'esistenza umana durante il Quaternario, con ritrovamenti di ossa di ippopotami, rinoceronti e altri grandi mammiferi ora estinti.
Grotta Romanelli è un archivio prezioso che custodisce tracce di antichi paesaggi, climi, ambienti e vicende umane, rappresentando un importante riferimento per lo studio della Preistoria. Le prime ricerche archeologiche ufficiali sono state condotte nel 1914 da Gian Alberto Blanc, pionere della metodologia archeologica moderna in Italia. Gli studi hanno rivelato che la roccia della grotta si è formata tra 72 e 66 milioni di anni fa durante il Maastrichtiano, quando l'Italia era sommersa da un mare tropicale abitato da rudiste, rettili marini e dinosauri.
La grotta ha conservato manufatti, strumenti litici e ossa che documentano la presenza umana sin da 350.000 anni fa. Gli scavi recenti, iniziati nel 2015 sotto la guida del professor Raffaele Sardella, hanno permesso una datazione più precisa dei reperti. Si è scoperto che i depositi più antichi risalgono a oltre 300.000 anni fa, periodo in cui vivevano i progenitori dei Neanderthal, noti come Homo heidelbergensis.
Le ricerche continuano a rivelare nuove informazioni. Nel 2022, è stata confermata la presenza di linee di costa di età diversa, con manufatti e ossa di grandi mammiferi. I depositi superiori testimoniano la presenza di Homo sapiens, con manufatti, sepolture e incisioni risalenti a 10-15 mila anni fa. Le recenti scoperte indicano anche cambiamenti climatici, testimoniati dalla presenza di specie animali come il pinguino boreale, estinto nell'800.
Oltre alle incisioni, Grotta Romanelli conserva pitture paleolitiche realizzate con ocra rossa. Le analisi recenti hanno permesso di identificare e caratterizzare i pigmenti utilizzati per queste opere, evidenziando una complessa attività grafica che prevedeva sia incisioni che pitture. Questo conferma l'importanza della grotta come centro di produzione artistica e simbolica durante il Paleolitico superiore.
Grotta Romanelli non è lontana da Grotta dei Cervi, un'altra testimonianza di lunga presenza umana nel Salento. Entrambi i siti rivelano un utilizzo millenario del territorio, con connessioni culturali che spaziano dall'Azerbaigian al Portogallo, rendendo il Salento un crocevia di culture e un punto di riferimento per gli studi sul passaggio tra il Pleistocene e l’Olocene.
Le scoperte più recenti, frutto del lavoro di un team internazionale e interdisciplinare, continuano a sorprendere, mostrando che Grotta Romanelli ha ancora molto da raccontare sulla nostra storia preistorica. Ogni nuovo studio aggiunge tasselli preziosi alla comprensione delle abilità tecniche, delle competenze cognitive e delle dinamiche sociali dei nostri antenati. La grotta è un unicum in Italia per la sua ricchezza di arte mobiliare paleolitica, e le ricerche in corso promettono di svelare ulteriori segreti di questo straordinario sito.